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Via Francigena, a Cori una tappa entusiasmante

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E’ la solita strada. E’ il solito andare. E’ quasi il solito gruppo. Ma forse è proprio questa la solita forza. L’assessore alla cultura del Comune di Cori, Simonetta Imperia, che con l’ex amministratore Fausto Nuglio, già avevamo salutato telefonicamente nel sopralluogo di preparazione a questa tappa della Francigena, accogliendoci nel Museo della città e del Territorio di Cori, ha introdotto “vi diamo il benvenuto in questa che per voi è un impegno fisico ma anche una visitazione spirituale”. Ed in effetti, questo solito gruppo, ognuno carico delle proprie esperienze, con la declinazione che il Gruppo dei Dodici consente, ci mette cose da condividere e cose da vivere, spesso nella composizione di coppie di partecipanti, ma non solo, e percorrere così la Francigena per: stare insieme, per riflettere, per armonizzarsi con la natura, per confermare la propria accezione ambientalista in senso largo, per impegnare il proprio corpo in resistenza fisica del cammino spesso impegnativo, per approfondire o scoprire nicchie o parti di storia e di cultura solo sommariamente nota, e via personalizzando. L’aspetto spirituale, propriamente detto, non tradendo lo spirito del pellegrino, ma non esaurendolo in esso, in effetti non è da tutti né praticato, né praticato allo stesso modo. Lo si vede dai comportamenti e perfino dal piacere dello stare insieme. Il percorso da Norma verso Cori, di fatto, ripercorre una delle vie degli strammari. Cioè dei raccoglitori e commercianti – lontano nell’età solo agricolo/contadina dei monti Lepini – della stramma. La pianta utile e duttile per coprire i tetti di paglia o le sedie o costruire ceste e simili. Infatti, seppur ora asfaltata, si comprende come sia una strada antica, ad altitudine elevata proprio per raggiungere gli anfratti dove cresceva e cresce la pianta. E questa posizione del tracciato consente delle ottime vedute di tutta la piana e fino al mare, e alle isole dopo il Circeo da un lato; e, dall’altro, laggiù Roma , ma prima i Castelli romani dopo aver passato con lo sguardo le vicine – si fa per dire – Lariano e Velletri. Ed ecco Corì, che da questa provenienza la impatti tutt’intera, ma la raggiungi veramente solo scendendo verso il ponticello di Porta ninfina. L’ingresso di città ascosa e antica la percepisci immediatamente. Con la ripida strada che attraversa il centro storico poi, cogli l’essenza della comunanza con altri comuni e città antiche simili. Come con Norba per via della preesistenza a Roma addirittura. E nelle spiegazioni della nostra guida, l’archeologa dott.ssa Guendalina Viani, della Associazione Culturale Arcadia che gestisce il Museo e la Biblioteca comunale, apprendiamo immediatamente, la stratificazione storica, e fisica, delle strutture come S.Oliva. Della preesistente presenza romana e preromana, delle successive costruzioni di culto nel dodicesimo secolo; e poi dell’intervento importante – dopo “l’entrata nella città di Cori” – degli Agostiniani. Che al corpo principale antico, costruirono ai lati ciò che ora è visibile come chiostro a due alzate in uno, e la cappella del crocifisso dall’altro (crocifisso in seguito trafugato). A proposito del chiostro, la dott.ssa Viani si è prodotta, con un attento pubblico – tutti noi del gruppo dei dodici impegnati in questa tappa – nella spiegazione di tutta la sequenza dei capitelli posti sopra le colonnette del chiostro, rendendo viva e movimentata quella che sarebbe stata una visione statica di quanto osservato se fatta da noi stessi. Per questo i ringraziamenti al termine dell’immersione storico-culturale fatta in compagnia anche dell’altro assessore che ci ha accolto, Luca Zampi, sono stati totalmente sinceri. Da qui, a Zampi e Imperia è venuto facile confermare che la nostra scelta di consumare in frugale pasto a base di pane e prosciutto cotto al vino di Cori, è stata ottima in quanto abbiamo individuato proprio un prodotto a Denominazione Comunale. Successivamente, e ricollegandoci sia al percorso, stavolta facendo in discesa il centro storico, con magnifici scorci, che alla storia degli Agostiniani, siamo stati accolti dal presidente della proloco, Tommaso Ducci, presso la Chiesa dell’Annunziata. L’edificio che, storicamente, architettonicamente e per gli affreschi, ci viene presentata come la “gemella” della prima edificazione di San Pietro. Proprio per volere (nel 1411) del potente cardinale spagnolo Pedro Fernandez De Frias. La Cappella di forma rettangolare con una grande volta a botte è interamente dipinta e rappresenta una delle più importanti decorazioni pittoriche del tardogotico del Lazio.  Il cardinale committente era anche arcipresbitero della Basilica di San Pietro in Vaticano e fece decorare la cappella corese secondo i modelli iconografici raffigurati nella chiesa medievale vaticana. Anche il Comune di Cori partecipò alla decorazione pittorica commissionando al pittore privernate Pietro Coleberti il grandioso Giudizio Universale della controfacciata, compiuto intorno al 1430. Ora la Cappella e l’insieme della struttura che è posta in modo sopraelevato, su un poggio, rispetto al livello strada (probabilmente per il carattere originariamente di eremiti degli Agostiniani) è visitabile, ma a richiesta. Come sempre, il commento del  presidente Giancarlo Forte, circa l’insieme della giornata, chiama nel tratto positivo di soddisfazione, alla organizzazione per il prossimo appuntamento: “la tappa Cori – lago di Giulianello – Velletri che ci permetterà di continuare l’esperienza della storica Via Francigena coniugandola con l’amore per la natura, alla scoperta e riscoperta dei centri della fede, di siti archeologici, naturalistici e paesaggistici.”. Il turismo che si realizza con i Cammini è un turismo sostenibile , che lascia sul territorio una ricchezza diffusa.

 

 

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